Posts written by Shagrath82

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    Calhanoglu fa partire la festa scudetto: due gol nella ripresa e l'Inter batte anche il Torino

    A San Siro i granata se la giocano fino all'espulsione (troppo severa) di Tameze, poi il centrocampista decide il match con una doppietta

    Andrea Ramazzotti
    Giornalista
    28 aprile 2024 - MILANO
    L'Inter campione d'Italia batte anche il Torino e nel giorno della festa scudetto tiene vivo sia l'obiettivo di superare i 97 punti conquistati da Mancini nel 2006-07 sia quello di superare quota 100. La vittoria non è di quelle facili per gli uomini di Inzaghi che nel primo tempo soffrono i granata e passano solo nella ripresa, dopo il rosso a Tameze: a quel punto la marea nerazzurra diventa incontenibile e Calhanoglu firma la doppietta decisiva, con tutto San Siro che canta per il turco. Per l'Inter gara numero 42 con almeno un gol e record della Juventus distante solo due incontri, ma è anche il ventesimo clean sheet della stagione: anche in questo caso c'è aria di record in un campionato che si sta trasformando in una lunga passerella per Lautaro e compagni. Il Torino, invece, venerdì in casa contro il Bologna avrà l'occasione per rientrare in zona Europa: non vince da quattro incontri e non segna da tre. Contro la formazione di Thiago Motta serve un'impresa.

    MEGLIO IL TORO—
    Inzaghi schiera i titolarissimi a eccezione degli infortunati Acerbi e Dimarco, sostituiti rispettivamente da De Vrij e Carlos Augusto, mentre Juric risponde con la difesa a quattro e Zapata unica punta. Il primo tiro è di Rodriguez, con Sommer che para; replica Thuram con uno slalom concluso con una botta fuori bersaglio. Ricci fa l'incursore alle spalle del colombiano ex Atalanta, Lazaro sta alto a sinistra e Vlasic ha facoltà di movimento, ma si allarga soprattutto a destra disegnando in fase di possesso un 4-2-3-1 che punge: il Torino dimostra di avere voglia e di non essere alla festa dell'Inter per fare da sparring partner. Zapata scalda ancora i guantoni di Sommer che respinge e, a livello di occasioni, l'inizio è più granata che nerazzurro anche perché il numero 91 di testa, dopo il quarto d'ora, manda di poco a lato, con il portiere svizzero fuori causa. L'Inter, con tre soli allenamenti settimanali nelle gambe e contagiata dal clima di celebrazioni dello stadio, ha meno fuoco dentro rispetto al solito e Juric la frena ulteriormente con il pressing di Ricci sul regista Calhanoglu. La palla gira meno velocemente, i tempi d'esecuzione non sono quelli consueti e il Toro concede solo un tiro nello specchio, a Lautaro, nel finale della prima frazione. Ai punti meglio Rodriguez e compagni.

    DOPPIO CALHA— La ripresa si apre con l'espulsione di Tameze che ferma Mkhitaryan al limite dell'area: Maria Sole Ferrieri Caputi tira fuori il giallo perché l'armeno, prima del contatto, sembra spostarsi con la palla sull'esterno, ma viene richiamata al monitor dal Var e cambia decisione estraendo il rosso. Proteste granata: l'espulsione in effetti è eccessiva, troppo severa. L'arbitro si lascia condizionare dal Var cambiando la sua prima decisione che era corretta. Juric passa al 5-3-1, ma chiaramente la pressione su Calhanoglu non c'è più e l'Inter inizia a palleggiare con libertà. La mareggiata monta in pochi istanti e, su una palla persa da Lazaro, dopo una bella combinazione tra Barella, Lautaro e Mkhitaryan, l'ex Roma serve l'assist dell'1-0 a Calhanoglu, implacabile con il suo diagonale. San Siro esplode e spinge ulteriormente la squadra che trova il raddoppio dal dischetto: dubbio fallo di Lovato in area su Thuram (quinto penalty conquistato in stagione) e Calhanoglu, al quale Lautaro lascia la battuta, arrotonda ulteriormente il suo nuovo record di reti in campionato (13). Juric butta nella mischia Sanabria per Zapata e Vojvoda per Lazaro, mentre Inzaghi dà spazio alle seconde linee schierando Sanchez, Asllani, Frattesi, Buchanan e Arnautovic, senza però togliere il capitano, alla ricerca del gol che gli manca dal 28 febbraio. Per il Martinez missione fallita, ma la festa dell'Inter può comunque continuare. Per sbloccarsi l'argentino ancora capocannoniere del campionato avrà un'altra chance sabato a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Intanto i pullman scoperti aspettano la squadra per la festa nelle vie di Milano. Sarà una lunga serata di festa per il popolo nerazzurro.
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    Nessun gol, un super Sportiello ferma la Juve. E mezzo Milan si prende un punto

    La sfida per il secondo posto finisce senza gol. Il portiere rossonero, titolare dopo il forfait di Maignan, decisivo almeno tre occasioni
    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    27 aprile 2024 - TORINO
    La Juventus e il Milan non sanno più vincere e lo hanno dimostrato una volta di più nello scontro diretto dell’Allianz Stadium. Pareggio senza reti (0-0) e con poche emozioni, quasi tutte concentrate nella ripresa grazie all’assalto dei bianconeri. I rossoneri, incerottati dalle squalifiche post derby con l’Inter (out Theo, Tomori e Calabria) e dal forfait nel riscaldamento di Maignan, ringraziano Sportiello, reattivo e decisivo. La Signora non riesce a sfondare nonostante una ripresa più coraggiosa grazie all’inserimento di Chiesa. Alla fine il Milan - ultimo successo il 6 aprile contro il Lecce - consolida il secondo posto. Mentre la Juventus, che non vince dal 7 aprile con la Fiorentina, non accorcia in classifica e adesso rischia di essere agganciato dal Bologna, impegnato con l’Udinese.

    AFFONDI—
    Allegri rilancia Yildiz in coppia con Vlahovic, mentre Pioli parte con il trio Pulisic, Loftus-Cheek, Leao alle spalle di Giroud. Ma nel primo tempo sono soprattutto le difese – e la fase difensiva – delle due squadre ad aver la meglio sui rispettivi attacchi. Un po’ le assenze del Milan (a partire dallo squalificato Theo Hernandez) e un po’ il momento delicato di entrambe: nei primi 45 minuti il tatticismo e la chiusura degli spazi prevale sullo spettacolo. I bianconeri provano a liberare tra le linee Yildiz e Cambiaso, pericoloso quando trova varchi per tentare il tiro come in un paio di occasioni fuori bersaglio. Vlahovic, seguito in tribuna dal c.t. della Serbia Dragan Stojkovic, si muove molto, ma raramente viene servito in zone calde. I rossoneri, trovando pochi spazi centralmente, cercano di sfondare a sinistra puntando sugli uno contro uno di Leao. Il portoghese, spesso triplicato i marcatura (a Gatti si aggiungono Cambiaso e Weah), non ha i metri davanti a sé per sgasare e fatica a trovare lo spunto nello stretto. Così l’occasione migliore arriva da fermo. Una punizione di Vlahovic, da posizione simile al gol di Cagliari, obbliga Sportiello ad allungarsi e sveglia l’Allianz Stadium, fino a quel momento un po’ insonnolito dalla partita.

    RABBIA VLAHOVIC— Sportiello è decisivo anche a inizio ripresa prima su Kostic e poi su Danilo. Dopo l’ora di gioco Allegri ridisegna la Juventus inserendo Chiesa, McKennie e Milik al posto di Kostic, Weah e Vlahovic. Ma il numero nove non prende per niente bene il cambio. Al rientro in panchina, DV9 scaglia per terra tutto quello che trova, lancia un’occhiataccia anche in direzione di Allegri, però poi rientra negli spogliatoi con la borsa del ghiaccio sul ginocchio. Pioli risponde con Bennacer al posto di Adli, Okafor per Giroud e nel finale inserisce anche Chukwueze e i 2005 Bartesaghi e Zeroli. Cambiano le squadre e a guadagnarci è soprattutto la Juventus grazie alla freschezza di Chiesa. I bianconeri si rendono pericolosa con due sgommate di Federico a sinistra: sulla prima Sportiello respinge il colpo di testa di Milik e sulla seconda Thiaw salva con il volto su Rabiot. In mezzo uno strappo di Leao a tagliare la difesa bianconera.
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    La Juve prende due sberle, poi Milik la salva: a 7' dal termine il gol alla Lazio che vale la finale

    La squadra di Tudor va sul 2-0 con Castellanos scatenato, poi il polacco si avventa su un cross di Weah: dopo il 2-0 dell'andata, è la rete che vale la finale

    Stefano Cieri
    Giornalista
    23 aprile 2024 - MILANO
    Vince una buona Lazio, ma in finale va una Juve che non si arrende mai. La semifinale di ritorno di Coppa Italia finisce con la vittoria della Lazio per 2-1 che non basta a ribaltare il 2-0 dello Stadium in favore dei bianconeri. Allegri avrà dunque la possibilità di aggiudicarsi un trofeo il prossimo 15 maggio all’Olimpico contro la vincente di Atalanta-Fiorentina, mentre l'accesso alla Supercoppa è già realtà. Ed è proprio il tecnico juventino, grazie agli ingressi di Weah e Milik, a riprendere per i capelli una partita che si era messa molto male. Esce con parecchi rimpianti la Lazio. Sia per il 2-0 dell’andata (maturato nel corso di una ripresa disastrosa) sia per la prova dell’Olimpico, quasi perfetta, al netto di qualche errore difensivo, su uno dei quali è arrivato il gol-qualificazione di Milik dopo la doppietta di Castellanos che avrebbe portato la sfida ai supplementari.

    SBLOCCA TATY—
    La partita comincia con il copione più scontato. Lazio all’attacco a testa bassa nel tentativo di iniziare subito la rimonta che le serve per andare in finale. Tudor manda in campo la formazione annunciata, il consueto 3-4-2-1, che stavolta prevede la presenza di Guendouzi e Cataldi in mezzo al campo, mentre per il resto la formazione è praticamente la stessa delle ultime uscite. Allegri risponde con un 3-5-2 con Perin portiere di coppa e la novità di Alex Sandro in difesa, preferito a Rugani (Gatti è invece squalificato). Lazio subito all’attacco, dunque, e al 12’ i padroni di casa sbloccano già il risultato. La pressione laziale frutta un angolo che Luis Alberto pennella sulla testa di Castellanos che salta più in alto di tutti e supera Perin (prova, senza riuscirci, a controllarlo Alex Sandro). La Lazio non si ferma e continua ad attaccare, ma la Juve si compatta e chiude ogni varco. E dopo il 20’ prova pure a reagire. Al 22’ Vlahovic ha una buona opportunità, ma il suo tiro (l’assist è di Chiesa) viene prima rallentato da Gila e quindi respinto col piede da Mandas. Dieci minuti più tardi è Bremer a impensierire i padroni di casa con un colpo di testa che finisce alto. Si scivola lentamente verso l’intervallo, ma prima del duplice fischio di Orsato ecco una palla-gol clamorosa ancora per Castellanos. L’argentino, imbeccato da Luis Alberto, si ritrova tutto solo davanti a Perin in uscita disperata ma gli tira addosso.

    RADDOPPIA TATY, RIMEDIA MILIK— Il gol dell’attaccante argentino è però solo rimandato. Si materializza al 4’ della ripresa. A lanciarlo è ancora Luis Alberto, a sua volta imbeccato da Felipe Anderson, il Taty approfitta della dormita di Bremer e s’invola verso Perin: stavolta non sbaglia. Al quarto d’ora, poi, l’ex Girona avrebbe anche la palla della tripletta (il lancio è di Felipe), ma la tira di nuovo addosso a Perin. Il gol sarebbe però stato annullato: c’era fuorigioco dello stesso Taty. Nel frattempo pure la Juve si fa viva. Tra il 10’ e il 12’ Vlahovic ha due ottime opportunità. Sulla prima viene fermato da un provvidenziale salvataggio di Marusic, sulla seconda invece non trova l’angolo con Mandas che sarebbe battuto. Subito il 2-0, la Juve ancora di più si riversa nella metà campo avversaria, ma la Lazio serra le fila e cerca di resistere. Tudor inserisce Patric e Vecino, poi Rovella e Immobile per dare più sostanza alla squadra. Allegri risponde con Weah prima e con Yildiz e Milik qualche minuto più tardi. I cambi del tecnico juventino si rivelano decisivi. Perché a sette minuti dal 90’ il gol del 2-1 è propiziato da un tiro-cross di Weah che Milik deposita in rete.
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    Il Toro non sfonda: il Frosinone strappa un buon punto

    Occasioni per Zapata e Okereke a cui rispondono Soulé e Cheddira. I granata salgono a 46 punti, gli ospiti agganciano l'Udinese a 28
    dal nostro inviato Mario Pagliara


    21 aprile 2024 - TORINO
    Il Toro si è inceppato sul più bello. Non va oltre un deludente zero a zero casalingo contro un Frosinone vivace e propositivo. Per la squadra di Juric è il secondo pareggio consecutivo dopo il derby: i due punti raccolti nelle ultime tre partite (tra Empoli, Juve e Frosinone) rallentano la rincorsa dei granata, ancora a distanza rispetto all’ottavo posto del Napoli che vale un posto in Europa. Se otto giorni fa nella stracittadina c’erano stati spirito e cuore nella ripresa, questo pomeriggio si sono intravisti solo a tratti in una delle prestazioni più grigie della gestione Juric. Tutt’altro umore in casa Frosinone. Di Francesco gioca, invece, un calcio godibile, organizzato, in alcuni momenti poco prevedibile e, alla fine, porta a casa un punto pesantissimo per la corsa salvezza.

    DUE BRIVIDI—
    Due interessanti novità in avvio: Di Francesco si inventa Brescianini nella posizione di centravanti puro, marcato a uomo da Buongiorno a tutto campo, in un Frosinone disegnato con il 3-4-3. Juric (squalificato, il vice Paro è in panchina) rilancia Okereke sulla trequarti in un Torino posizionato, come da abitudine, con il 3-4-2-1. Nel primo tempo gioca meglio il Frosinone, grazie a una manovra molto più fluida e a un palleggio cercato ripetutamente. Il Torino la imposta, come da dna del calcio di Juric, sui duelli fisici provando a colpire con le ripartenze di Bellanova e Vojvoda. Due brividi in partenza: al 14’ Soulé salta netto Rodriguez e tenta di sorprendere Milinkovic (poco fuori). Due minuti dopo Vojvoda rispolvera il tiro a giro, dando l’illusione del gol. Prima dell’intervallo altre due occasioni, una per parte: la prima di Valeri (23’) che scarica un missile dal limite sui tabelloni non molto distante dalla porta. La seconda (31’) con Zapata che si divora un rigore in movimento su assist di Tameze. Zero a zero all’intervallo.

    POCHE EMOZIONI— Il primo squillo della ripresa è portato da una conclusione del volenteroso Okereke (12’), respinta da Turati coi pugni. Un minuto dopo Rodriguez scivola e causa un pasticcio, lanciando Cheddira in volata verso Milinkovic attento a neutralizzarne il tentativo. Per scuotere un Toro incapace di trovare giocate e varchi, Juric dispone l’ingresso in campo di Sanabria (22’) al posto di Okereke senza apportare alcuna modifica allo schema tattico. Tre minuti dopo la palla del vantaggio cade sul collo di Soulé, ma la mira non c’è e il tiro va fuori. Entrano, poi, pure Lazaro (per Vojvoda) e l’ex Seck (per Brescianini) nel Frosinone. Accade poco o nulla, in una ripresa con poche emozioni nella quale il Frosinone ha tenuto meglio il campo portandosi a casa un punto pesantissimo. Allo scadere Zapata spedisce in curva un diagonale potente, dopo il Toro esce tra i fischi del proprio pubblico.
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    Juve, pari in rimonta prima della Coppa. Cagliari, l'autogol di Dossena costa due punti

    Doppio vantaggio dei sardi con due rigori (Gaetano e Mina) poi nella ripresa punizione di Vlahovic e autorete del difensore. Martedì la Signora si gioca la finale di Coppa Italia con la Lazio


    Dal nostro inviato Marco Guidi
    19 aprile 2024 - MILANO
    La Juve vede le streghe a Cagliari, ma alla fine strappa un punto in rimonta, dopo essere andata sotto di due gol nel primo tempo per la prima volta in stagione. Un risultato che, soprattutto per come si era messa e con la certezza oggi delle cinque squadre italiane in Champions nella prossima stagione, può bastare a Massimiliano Allegri. Un po’ di rammarico resta piuttosto a Claudio Ranieri, raggiunto all’87’ da un’autorete di Dossena, dopo aver accarezzato l’idea dei tre punti a lungo. Per il Cagliari, comunque, in ottica salvezza il pari resta oro che cola.

    SCELTE—
    Ranieri opta per Shomurodov in attacco, appoggiato da Gaetano e Luvumbo alle spalle. Difesa a quattro in fase di possesso che si trasforma a cinque in contenimento, con Nandez ad abbassarsi da quinto. Nella Juve Szczesny recuperato tra i pali e novità a centrocampo: Weah a destra nella linea a cinque, con Cambiaso che slitta a sinistra, mentre Alcaraz viene preferito a McKennie da interno. Davanti, confermata la coppia Vlahovic-Chiesa, ancora panchina per Kenan Yildiz.

    CHE CAGLIARI— Dopo 2’ Luvumbo parte subito in sprint, ma il suo destro a giro dal limite finisce di poco alto. Poco dopo, episodio che fa discutere in area rossoblù, con Mina che salta di testa, ma involontariamente colpisce col gomito Alcaraz (giocherà con un turbante improvvisato il resto del match) prima di andare sul pallone: l’arbitro Piccinini lascia correre e il Var Chiffi resta silente. L’inizio dei sardi è comunque particolarmente aggressivo e al 9’, sugli sviluppi di un corner, si vede anche Shomurodov: sinistro a lato da posizione favorevole. L’intensità del Cagliari complica la vita alla Juve, che solo al 20’ si rende pericolosa dalle parti di Scuffet: prima tiro di Vlahovic murato, poi conclusione di Weah respinta a fatica dal portiere di casa. E’ però solo un sussulto, perché da una mischia su corner Bremer devia di braccio la sponda aerea di Dossena (Luvumbo poi sbaglierà da due passi): anche qui Piccinini non vede, ma stavolta il Var interviene ed è rigore per i rossoblù. Gaetano trasforma e alla mezzora la Juve è sotto 1-0. Non solo, 3’ dopo Shomurodov sfrutta un buco di Danilo e serve un pallone perfetto a Luvumbo, che al volo calcia fuori a Szczesny pietrificato. La Signora sbanda e al 35’ Szczesny è costretto a stendere Luvumbo in uscita: altro rigore, ma nuovo tiratore, con Mina che spiazza il portiere polacco dal dischetto.

    REAZIONE DUSAN— All’intervallo Allegri inserisce Yildiz per Alcaraz, passando al 4-2-3-1, mentre Ranieri sostituisce Sulemana con Prati. Ed è proprio quest’ultimo al 6’ a obbligare Szczesny al primo (difficile) intervento della ripresa con un bel destro da fuori. La Juve, però, ora tiene più la palla, il Cagliari cala e si abbassa e al 17’ Vlahovic accorcia le distanze su punizione, alla prima, vera occasione. Tornato sotto di un gol Allegri si gioca pure la carta McKennie per Weah, Ranieri risponde con Deiola (più difensivo) per Gaetano, Max controreplica con Milik per Locatelli, in quella che è probabilmente la versione più offensiva della Juve 2023-24. Nella girandola dei cambi dentro pure Zappa e Viola per Nandez e Shomurodov, due tra i migliori e applauditissimi dall’Unipol Arena. L’assalto della Juve produce comunque pochissimo, se si eccettua un tentativo acrobatico (complicato) di Vlahovic. Ma a 3’ dalla fine, quando il Cagliari pare potere resistere, Dossena svirgola nella propria porta il cross di Yildiz. E’ il 2-2, ma al 95’ per poco non arriva pure il colpo gobbo: Yildiz strozza troppo il tiro in mischia e Scuffet riesce a bloccare. Ultima emozione del match.
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    Vlahovic e Lazaro sprecano, il Toro è alla pari della Juve: il derby finisce senza gol

    Erroraccio del serbo, che in avvio calcia sul palo una clamorosa occasione. Poi domina l'equilibrio, ma le palle-gol latitano. L'ultimo brivido in pieno recupero con l'esterno granata

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    13 aprile 2024 (modifica alle 20:26) - TORINO
    Un tempo per parte e un punto ciascuno. La Juventus è più pericolosa nei primi 45 minuti, il Torino domina la ripresa. Alla fine il derby della Mole finisce in parità e senza gol. Le difese – e i difensori (da Buongiorno a Bremer) – hanno la meglio sugli attacchi. A Zapata viene annullato una rete e Lazaro dopo il novantesimo sfiora il gol vittoria, mentre Vlahovic in avvio di gara spreca due chance nitide (palo e gran parata di Milinkovic). Così, a conti fatti, la Signora rafforza il terzo posto e aggiunge un altro mattoncino sulla via della corsa Champions. Mentre i granata ripartono dopo la sconfitta di Empoli e tengono in vita il sogno europeo.

    VLAHOVIC SPRECA— Juric parte con Vlasic alle spalle della coppia Zapata-Sanabria. Allegri s’affida a Vlahovic e Chiesa, con l’azzurro libero di svariare da sinistra a destra per provare a scardinare i meccanismi del Torino. Il primo tempo è condizionato dal primo caldo stagionale, che influisce sul ritmo e avvantaggia le difese. È la Juventus ad avere le occasioni migliori in avvio, tutte con Vlahovic. Ma prima il serbo spreca l’ottimo cross di Chiesa dalla destra impallinando il palo da pochi metri. E poi, intorno alla mezzora, Dusan si fa neutralizzare dal compagno di nazionale Milinkovic Savic, decisivo con una parata di ginocchio. Scampati i pericoli – in mezzo anche una conclusione alta di Locatelli – il Torino guadagna campo e fiducia soprattutto grazie alla spinta dei due esterni: Vojvoda a sinistra e Bellanova a destra cominciano a rifornire l’area di traversoni. Le torri di Allegri – Gatti, Bremer e Danilo – hanno quasi sempre la meglio nei duelli aerei con Zapata, Sanabria e Vlasic. Ma è proprio quest’ultimo, poco prima dell’intervallo, a trovare l’inserimento giusto in area sorprendendo la difesa bianconera. Il colpo di testa del croato, però, non è preciso.

    BRIVIDO LAZARO— È un altro Toro nella ripresa e il derby diventa più arrembante. La squadra di Juric esce dagli spogliatoi con più coraggio e una spinta importante arriva anche dal pubblico granata. Così, nel giro di pochi minuti, a Zapata viene annullato un gol per un fallo precedente di Bellanova su Kostic, Rodriguez ci prova dalla distanza e Sanabria quasi fa esultare lo stadio. La supremazia, anche fisica, del Torino obbliga Allegri a rivedere la Juventus e a ribaltare l’attacco: fuori Chiesa e Vlahovic, dentro Yildiz e Kean. Finale bollente di derby: Szczesny ha la peggio in un duello aereo con Masina, ma dopo essersi fatto medicare alla testa resta in campo. L’episodio, con il fallo fischiato dall’arbitro Maresca, fa infuriare Juric, che si fa espellere. Il tecnico croato sente dagli spogliatoi il boato della Maratona quando, nel recupero, Lazaro fallisce con un’incornata quello che sarebbe stato un gol pesantissimo.
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    Vlahovic e Lazaro sprecano, il Toro è alla pari della Juve: il derby finisce senza gol

    Erroraccio del serbo, che in avvio calcia sul palo una clamorosa occasione. Poi domina l'equilibrio, ma le palle-gol latitano. L'ultimo brivido in pieno recupero con l'esterno granata

    Filippo Cornacchia
    Giornalista
    13 aprile 2024 (modifica alle 20:26) - TORINO
    Un tempo per parte e un punto ciascuno. La Juventus è più pericolosa nei primi 45 minuti, il Torino domina la ripresa. Alla fine il derby della Mole finisce in parità e senza gol. Le difese – e i difensori (da Buongiorno a Bremer) – hanno la meglio sugli attacchi. A Zapata viene annullato una rete e Lazaro dopo il novantesimo sfiora il gol vittoria, mentre Vlahovic in avvio di gara spreca due chance nitide (palo e gran parata di Milinkovic). Così, a conti fatti, la Signora rafforza il terzo posto e aggiunge un altro mattoncino sulla via della corsa Champions. Mentre i granata ripartono dopo la sconfitta di Empoli e tengono in vita il sogno europeo.

    VLAHOVIC SPRECA— Juric parte con Vlasic alle spalle della coppia Zapata-Sanabria. Allegri s’affida a Vlahovic e Chiesa, con l’azzurro libero di svariare da sinistra a destra per provare a scardinare i meccanismi del Torino. Il primo tempo è condizionato dal primo caldo stagionale, che influisce sul ritmo e avvantaggia le difese. È la Juventus ad avere le occasioni migliori in avvio, tutte con Vlahovic. Ma prima il serbo spreca l’ottimo cross di Chiesa dalla destra impallinando il palo da pochi metri. E poi, intorno alla mezzora, Dusan si fa neutralizzare dal compagno di nazionale Milinkovic Savic, decisivo con una parata di ginocchio. Scampati i pericoli – in mezzo anche una conclusione alta di Locatelli – il Torino guadagna campo e fiducia soprattutto grazie alla spinta dei due esterni: Vojvoda a sinistra e Bellanova a destra cominciano a rifornire l’area di traversoni. Le torri di Allegri – Gatti, Bremer e Danilo – hanno quasi sempre la meglio nei duelli aerei con Zapata, Sanabria e Vlasic. Ma è proprio quest’ultimo, poco prima dell’intervallo, a trovare l’inserimento giusto in area sorprendendo la difesa bianconera. Il colpo di testa del croato, però, non è preciso.

    BRIVIDO LAZARO— È un altro Toro nella ripresa e il derby diventa più arrembante. La squadra di Juric esce dagli spogliatoi con più coraggio e una spinta importante arriva anche dal pubblico granata. Così, nel giro di pochi minuti, a Zapata viene annullato un gol per un fallo precedente di Bellanova su Kostic, Rodriguez ci prova dalla distanza e Sanabria quasi fa esultare lo stadio. La supremazia, anche fisica, del Torino obbliga Allegri a rivedere la Juventus e a ribaltare l’attacco: fuori Chiesa e Vlahovic, dentro Yildiz e Kean. Finale bollente di derby: Szczesny ha la peggio in un duello aereo con Masina, ma dopo essersi fatto medicare alla testa resta in campo. L’episodio, con il fallo fischiato dall’arbitro Maresca, fa infuriare Juric, che si fa espellere. Il tecnico croato sente dagli spogliatoi il boato della Maratona quando, nel recupero, Lazaro fallisce con un’incornata quello che sarebbe stato un gol pesantissimo.
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